Da qualche tempo in extrategy utilizziamo spesso il termine promessa, riferendoci alle attività che facciamo per i nostri clienti.
Questo mi riporta alla mente il post di Jacopo Romei, di qualche tempo fa ma sempre attualissimo, sulla differenza tra stima, previsione e promessa. Qui se ne parla in relazione alla pianificazione di un software: in questo ambito noi abbiamo scelto di fare una stima di massima del lavoro che ci viene richiesto, non previsioni né promesse. Di massima – ribadisco – perché il nostro impegno è volto ad abbracciare il cambiamento fisiologico di ogni progetto core delle nostre aziende clienti, ed è la logica su cui si fonda la nostra modalità contrattuale – soddisfatti o rimborsati – che utilizziamo da diversi anni.
Per allineare l’organizzazione interna dei lavori a questo modo di approcciarsi ai progetti dei nostri clienti, nel tempo abbiamo fatto diversi esperimenti. Quello che facciamo oggi è un incontro/aggiornamento periodico sul carico lavori, necessario ad esempio all’ingresso o al termine di nuovi progetti. In questo incontro ogni persona del team alloca le sue giornate sui progetti che segue, seguendo vari criteri (come le skill richieste maggiormente dal progetto, date di scadenza, ecc…). E fin qui nulla di insolito.
Quello che è cambiato ultimamente è il senso che gli diamo: quelle giornate che ogni exer dedica al progetto sono una promessa che fa al resto del team.
Provo a spiegarne le implicazioni, facendomi aiutare dai significati attribuiti alla parola promessa:
“impegno preso liberamente e sulla parola,…”
dizionario Treccani
Una promessa, per essere tale, si basa sull’impegno che ogni exer si prende nei confronti del team. Il valore e il contributo che porta l’autorganizzazione è altissimo: in scenari complessi in cui vivono i progetti a cui lavoriamo, è fondamentale che ogni attore sappia identificare in autonomia quelle pratiche che gli consentono di rispondere e guidare il processo di cui è parte. Ecco perché non abbiamo una “mente centrale” che pianifica e alloca il tempo delle persone.
“impegno assunto mediante un apposito atto negoziale, col quale ci si obbliga a dare o a fare qualcosa”
dizionario Sabatini Coletti
Perché tutto funzioni, alla base deve esserci una negoziazione continua: per avere quelle giornate a disposizione del progetto, per gestire i casi in cui non si riuscirà a rispettarle o per chiedere ad altri un effort maggiore sul progetto. Se è ogni persona che si fa carico di questo e si rende disponibile/flessibile ad adattarsi alle esigenze che emergono, domanda e offerta (di effort) si equilibrano per ottenere la miglior condizione possibile.
Concludo con l’etimologia del termine promettere:
“dal lat. promittĕre, comp. di prō- ‘pro-’ e mittĕre ‘mandare’; propr. ‘mandare avanti’, quindi ‘assicurare’”
dizionario Garzanti
Mettersi in condizioni di lavorare per far sì che un impegno preso oggi si realizzi domani è una profezia che si avvera, in chiave positiva; su questo il nostro coach Paolo Manocchi ci ha allenato nel tempo a riconoscere ed evitare le profezie negative, quelle che noi stessi generiamo e che impediscono di tener fede alla promessa.
Più in generale, tutto questo fa parte del nostro percorso per abilitare noi stessi a raggiungere il nostro potenziale. E del nostro DNA: vivere la nostra azienda e il mercato in modo “pull“, per attrarre le persone e risorse necessarie a cogliere opportunità e sfide in contesti in evoluzione.
Photo credits: Kevin Simmons
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