Un paio di mesi fa ho ottenuto la certificazione come facilitatore della metodologia LEGO® Serious Play™ e la settimana scorsa ho fatto il mio primo workshop da facilitatore.
Negli ultimi 3 anni ho partecipato a decine di workshop LEGO® Serious Play™: dimostrativi, in aziende, per far crescere la nostra azienda.
Ho sempre pensato che il learning by doing sia il modo migliore per imparare: mi sporco le mani, insieme a chi ne sa più di me in materia, ed imparo. Sbaglio, correggo, miglioro ed imparo.
Molto sinceramente, sono andato senza grandissime aspettative al corso per facilitatori: avevo già visto e applicato tutte le 7 tecniche, più volte. Ne avevo parlato in modo approfondito più volte, soprattutto con Lorenzo, già “certificato” 2 anni fa.
Ma, oggi devo ricredermi: è stata una grande esperienza e una grande rivelazione. Capire nel dettaglio perché, scegliere se e quando applicare una tecnica piuttosto che un’altra e, soprattutto, capire il valore delle domande.
Tutto il processo che si segue durante il workshop si basa sulle domande: il facilitatore pone una domanda (mi piace chiamarla sfida), i partecipanti costruiscono un modello in risposta alla domanda, si discutono i modelli. Questo approccio viene reiterato fino al raggiungimento dell’obiettivo del workshop. Semplice, e di grande efficacia.
Così, il lavoro del facilitatore nella fase precedente al workshop – il disegno dell’agenda – vede come punto focale le domande: quali domande porre? Quando? In che modo?
Le domande influenzano tutto il workshop, a partire dalla fase di warm-up.
Domande sbagliate vanificano l’efficacia dello strumento ed i mattoncini diventano solo una cosa simpatica (e ora di moda) con cui giocare.
Venerdì scorso ero in Università Politecnica delle Marche per l’hackathon organizzato da DIS “Shoe Store 2020”. Nelle 3 ore di workshop LEGO® Serious Play™, i 10 partecipanti hanno costruito il punto vendita del futuro: innovativo e a misura di cliente.
Così, la domanda centrale è stata:
“Pensa all’esperienza di acquisto perfetta, l’esperienza migliore in uno store che tu possa immaginare come cliente: come ti senti? Cosa provi? Che bisogni soddisfi?”
Intorno a questa domanda, chi costruisce ha la possibilità di spaziare, calarsi sull’esperienza e costruire un modello del mondo intangibile. Il modello non è la riproduzione esatta dello store, ma un insieme di obiettivi, bisogni, esigenze che deve soddisfare.
Insomma, LEGO® Serious Play™ è un grande strumento, permette la partecipazione attiva di tutti (ciò che chiamano le riunioni 100-100) ed il modello che ne esce è la rappresentazione del pensiero e del contributo di ogni singolo partecipante.
Per me, un altro ottimo strumento da tenere nella cassetta degli attrezzi ed utilizzare con i nostri clienti.